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Incontro/ dibattito delle/gli alunne/i  con Luisa Mirone autrice del testo

Il Quartiere di Cherolain e l’editrice Nadia Gambilongo

16 Febbraio 2001

a cura di Lilly Rosso


Riprendiamo, sul filo della memoria, i nostri incontri con le scrittrici contemporanee.

Chi ci ha seguite in questi anni sa che noi donne del Coordinamento abbiamo dato visibilità al nostro agire comune e ci siamo proiettate all’esterno perché la Biblioteca delle Donne non è solo il luogo in cui  il pensiero femminile si custodisce ma è anche lo spazio del confronto,il luogo in cui il nuovo si comunica perché divenga ricchezza collettiva.

E’ in questa direzione che va inserito il percorso avviato  già lo scorso anno con le scuole superiori. Interlocutrici privilegiate, interlocutori, sono le allieve/i del Liceo Scientifico, del Liceo Linguistico Europa, dell’Istituto Maria Ausiliatrice, dell’Istituto Alberghiero. A voi giovani e alle/ai docenti  grazie per l’entusiasmo e l’attenzione che vi distingue.

Questa sera incontriamo Luisa Mirone, scrittrice nata a Catania, laureata in Lettere moderne che ha conseguito il dottorato di ricerca in Storia della Lingua e della Letteratura italiana all’Università di Milano.Ha pubblicato numerosi saggi su testi di letteratura e opere teatrali ed è con noi quale vincitrice della seconda edizione del concorso letterario“ Le collane di Med” con il libro “ Il quartiere di Cherolain”.

Accanto a lei  l’editrice Nadia Gambilongo che personalmente conosco, come molte di voi, in questa occasione, so però che la sua relazione con la nostra biblioteca risale al tempo del Progetto Donna quando operava assieme alla nostra presidente  Marisa Rotiroti nel coordinamento regionale. Ricollego il suo  nome a Mediterranean Media, Associazione Internazionale delle donne per la Comunicazione che cura la diffusione dell’editoria multimediale finalizzata alla promozione della progettualità femminile, di studi, ricerche e catalogazione di documenti cartacei e multimediali;organizza corsi di formazione, fornisce consulenze, pubblica libri e, riviste( Mediterranean Review, un mare di donne, rivista semestrale bilingue, scritta in italiano e inglese che  fa parte del nostro patrimonio emerografico). Sarà la stessa editrice a parlarci del concorso e delle novità previste per la terza edizione.

Questa sera lettura e scrittura si confrontano. C’è tra un testo e i suoi destinatari una relazione che ne guida la lettura ( e la scrittura) nella quale il movente di chi scrive s’incontra con l’immaginario di chi legge. E’ una relazione appunto immaginaria, dove il messaggio non si limita a passare ma si moltiplica per due e per infinite volte.

Scrivere è un atto creativo, un’attività che coinvolge tutta la dinamica del pensiero, stimolando il dialogo tra la parte intuitiva e quella razionale della mente ma anche leggere è un’esperienza interessante.

La felicità di chi scrive è il pensiero che riesce a diventare sentimento, è il sentimento che riesce a diventare pensiero”( Thomas Mann).

E Virginia Woolf a noi Lettori/ici “ Non dettate al vostro autore, cercate di essere tutt’uno con lui. Siate il suo assistente e il suo complice. Per leggere un romanzo bisogna possedere non solo una percezione finissima ma anche un’immaginazione ardimentosa”.

Sono salita anch’io su quel treno che porta Cecilia da Cherolain e ho visto un paesaggio interiore, una geografia dell’anima di cui cerchiamo gli elementi per tutta la vita. Chi è tanto fortunato da incontrarlo, scivola come l’acqua sopra un sasso fino ai suoi bordi fluidi ed è a casa(ciottoli levigati).

In questo suo ritorno c’è una nostalgia delle origini precisa,particolare, forse perché noi donne privilegiamo la relazione nella comunicazione e difficilmente prendiamo le distanze dalle relazioni con le persone a noi più vicine.

Sono luci fuggevoli, lampi intermittenti quelli dei ricordi che si accendono quando vogliono, per caso, per dispetto, per magia ma sono potentissime nel fugare le ombre e rischiarare antiche situazioni; è solo a posteriori che si può comporre un percorso, un destino.

Il ritorno di Cecilia non è solo storico, è anche critico e determina quel nomadismo tra i luoghi della sua esistenza(Catania,Salina,Milano) in cui la parola è il vero pilastro del movimento fra dentro e fuori. Si parte da sé non per assolutizzare la propria esperienza ma per capire e capirsi nello scambio sociale.

Ho notato che le stelle brillano nel cielo di Salina, a Milano Cecilia le conta per non sentirsi sola e, a Catania? Mi sembra che la difficoltà ad agire in questo luogo sia già insita nella radice della parola desiderio dove, come ricorda Nadia Fusini, “chi de/sidera, per via di quel de che gli sottrae l’aiuto del cielo si trova solo e non ha più la possibilità di fare ciò che gli serve per poter volere il proprio futuro”.

Catania è ciò che desidererei fare ma non faccio perché non c’è modo” dice Cecilia ma le capita forse perché il quartiere è solo una chiave di lettura?

Per mettere in comune tutte le  sue storie, Luisa Mirone ha usato in modo straordinario la parola facendoci capire che il vero parlare è la messa in questione del possesso della parola stessa in questa nostra ricerca di senso e identità.

 
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